Pescare la Leccia Amia a Drifting – Pesca Fishing Shop

Pescare la leccia a drifting: canne, mulinelli, terminali, esche e trucchi del campione di pesca

Spietato e famelico predone del sottocosta, la leccia amia è un carangide le cui doti di sensibilità e resistenza mettono alla prova tecnica, attrezzatura e capacità alieutiche in una sfida entusiasmante che, spesso, ha come teatro le poche spanne d’acqua che caratterizzano gli avamporti.

Durante il periodo estivo infatti in prossimità della costa non è difficile individuare la presenza di grossi esemplari che con fragorose cacciate rompono improvvisamente la superficie del mare in un turbinio tumultuoso di acqua e piccoli pesci.

Approfittando di questa decisa inclinazione “costiera”, vediamo come, finanche a poche centinaia di metri dagli ormeggi, ci sarà consentito dare battaglia a uno dei pesci più belli ed aggressivi che popolano il Mare Nostrum.

Tempo e luogo giusti

Seguendo l’istinto predatorio che la spinge verso acque relativamente basse, la leccia nel periodo estivo elegge a propria dimora buona parte degli habitat costieri prediligendo in tal senso oltre ai classici sbocchi d’acqua dolce, tanto cari agli appassionati di spinning, ambienti dalla relativa tranquillità come ad esempio gli antemurali dei porti.

Veri hot spot per questo formidabile predatore, gli specchi d’acqua antistanti le diverse strutture portuali consentono infatti alla leccia di rintracciare abbastanza facilmente banchi di pesci di passo (occhiate, cefali, aguglie ecc.) o finanche individui isolati (piccoli serra, spigolette o lecce stella) che normalmente eleggono a loro dimora tali poste.

Agendo in questi ambiti, ad esempio al di fuori di una banchina o di una massicciata, le zone migliori dove recarsi sono di solito concretizzate nei pressi delle testate e degli apici esterni dei moli, laddove insistono tagli o giri di corrente in grado di raggruppare maggiormente i pesci foraggio. Sono proprio i branchi di pesci a stimolare l'interesse delle lecce amia.

Non immaginiamoci branchi di acciughe o sarde (altrimenti la leccia potrebbe anche solcare le acque più profonde del mare aperto) ma piuttosto branchi di cefali, specie tipica del sottocosta. Il cefalo ha tutto per essere la “vittima designata” osservando da vicino questo scalino della piramide alimentare: vive in branchi piuttosto folti, e raggiunge facilmente delle dimensioni che per la leccia amia possono essere considerate da “vero pasto” piuttosto che non da piccolo “stuzzichino”.

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Leccia amia pescata a drifting dalla barca

Sabbia o roccia non cambia

Indifferente invece la morfologia del fondale sul quale insistere in quanto la leccia ama intrattenersi tanto in prossimità di arenili sabbiosi che di fondali di fango o di substrati duri e prevalentemente rocciosi.

Oltre all’individuazione della posta adatta, per avere buone probabilità di successo, risulteranno molto importanti le condizioni meteo; non dobbiamo assolutamente sottovalutarle dato che spesso risulteranno determinanti per l’esito della pescata.

La leccia infatti, in ossequio ad una spiccata indole “meteoropatica” sembra più propensa all’attività alimentare durante le classiche giornate caratterizzate da calma piatta o da debolissime brezze che increspano lievemente la superficie dell’acqua.

Parimenti, invece, questo carangide sembra limitare le cacciate in condizioni di vento fresco e acque troppo mosse o finanche pesantemente “sporcate” dai residui di una recente mareggiata.

mulinelli-da-pesca-a-drifting-in-offerta

Attrezzature

Trattandosi di pesci particolarmente robusti e combattivi, pur volendo eccedere in sportività, sarà d’obbligo l’impiego di una attrezzatura in grado di tenere testa alle potenti fughe di questo carangide. Per restare in sicurezza ed esaltare al massimo la sportività della nostra azione ci serviremo allora di un paio di stand up abbastanza leggere (8/12 - 10/20 libbre), lunghe almeno 7-8 piedi (2,10- 2,40 metri) dal fusto nervoso e piuttosto reattivo. Per quanto riguarda i mulinelli invece, si tratterà di impiegare ovviamente dei rotanti di taglia proporzionata (3/0 o 4/0) contraddistinti soprattutto da un'eccellente sistema di frizione, preferibilmente di tipo a leva, e da una profonda e capiente bobina. Proprio in quest’ambito, infatti, non dovendo accondiscendere a particolari esigenze tecniche che ne richiedano l’uso, potremo fare a meno del rigido Dyneema optando in favore di una buona scorta (250-300 metri) di nylon, da scegliere preferibilmente in tonalità chiare o comunque il più possibile trasparenti e mimetiche.

pescare la leccia amia dalla barca a driftingTerminali

Per quanto riguarda i terminali, per insidiare la leccia occorreranno filati discretamente resistenti anche se di diametro abbastanza contenuto per non mortificare eccessivamente la presentazione del boccone o il nuoto di una eventuale esca viva.

Benché possa raggiungere taglie decisamente più importanti, possiamo ragionevolmente stimare in una ventina di chili il peso degli esemplari a cui mirare, almeno presumibilmente. Questa è una valutazione da fare sempre, in ogni tipo di pesca, quando arriva il momento di confezionare i terminali; per questi ultimi impiegheremo del fluorocarbon dello 0,55-0,60 millimetri, in grado di metterci al sicuro anche da auspicabili prede di peso maggiore.

Lunghi all’incirca due metri, i finali si concluderanno con un amo dalle caratteristiche congrue tanto all’innesco da effettuare che all’apparato boccale della preda che abbiamo nel mirino. Considerando infatti che le lecce sono fornite di una bocca particolarmente grande, non dovremo avere troppi timori nello scegliere un uncino di misura 6/0 o 7/0.

Per quanto riguarda il modello chi scrive consiglia di preferire il classico modello “da vivo”, ossia a gambo corto, con occhiello e con una punta acuminata dotata di un pronunciato ardiglione di ritenuta. Se abbiamo dubbi sulle qualità degli ami che ci vengono proposti optiamo per quello con il filo (cioè la sezione del metallo che lo compone) più robusto.

innesco sardina per pescare la leccia Con il morto…

Esca principe per tutte le tecniche in deriva, la sardina farà la sua parte anche insidiando le lecce attraverso la diffusione di oli ed odori in un vasto raggio d’azione. Potrà “recitare” la sua parte a patto però che sia freschissima.

Il modo migliore per proporla è più o meno simile a quanto sperimentato da tanti pescatori per la pesca dei tonni in drifting, ossia con l’innesco di un singolo esemplare “a pancia su” o magari calzato a mo' di verme in modo da nascondere completamente l’amo.

Nel caso in cui invece il nostro clupeide risulti un po’ più “stagionato”, per dare maggiore consistenza all’innesco, lo proporremo “passato” per l’occhio, appuntata sulla testa e rinsaldata da un paio di giri di immancabile filo elastico.

innesco esca viva pesca in mare alla leccia amia... e con il vivo

Pescando ancorati in prossimità degli ambienti costieri potremo irretire le lecce anche con l’utilizzo dell'esca viva che, spesso, è possibile recuperare sullo stesso luogo di pesca.

Attraverso l’uso di una semplice bombarda e di un filettino di sarda infatti avremo la possibilità di catturare aguglie, occhiate, sugarelli insieme a qualche guizzante ed argenteo cefalo che difficilmente non sarebbe poi oggetto delle attenzioni di un predatore (dalla vista acuta e dalla linea laterale a cui davvero poco sfugge) che si trovasse a nuotare in zona.

Per quanto riguarda le metodologie di innesco, queste ultime andranno lievemente diversificate in funzione della taglia e della specie di pesce esca impiegato. Nel caso del cefalo o del sugarello, ad esempio, utilizzando esemplari giovani sarà d’uopo un solo amo da appuntare sulla schiena mentre un innesco bi-amo raffermerà prede più grandi o un po' più fragili e delicate, come ad esempio un’aguglia o una leccia stella.

Ad ogni modo, innescando il vivo, visto l’ampio apparato boccale di cui il nostro carangide è fornito, risulterà preferibile l’impiego di esche abbastanza voluminose motivo per cui inneschiamo tranquillamente anche cefali di 3-4 etti ben sicuri che una grossa leccia non si tirerà indietro spaventata dalle dimensioni dell’esca.

pescare la leccia amia dalla barca a driftingRichiamo continuo

Intrinseca della tecnica stessa del drifting una buona metodologia di pasturazione determinerà il successo della nostra pescata. Per questa operazione ci avvarremo di due tipi di pastura, una più leggera e vaporosa, l’altra decisamente più consistente e “mangereccia”.

Realizzata con il classico sacco di sarda macinata fine, addizionata a qualche decilitro di olio di sarda, la prima tipologia di brumeggio andrà calata fuoribordo ad un metro massimo dalla superficie e servirà a richiamare nei pressi della barca un nugolo di fibrillanti pescetti la cui presenza attirerà immancabilmente ogni grosso predatore nelle vicinanze.

L’altra metodica, decisamente più intuitiva, consisterà nella proposizione continuata di sardine intere e tagliate in pezzi piuttosto grossolani da rilasciare in corrente sulla scorta di quanto faremmo durante una battuta ai “rossi”.

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Azione di pesca

Assolutamente semplice l’azione di pesca che risulterà del tutto simile al drifting per i tonni, tenendo ovviamente bene in conto alcune piccole differenze dettate dalla diversa location e dalla tendenza alimentare della leccia.

Una volta raggiunta la posta prescelta, caleremo l’ancora sul fondo e dopo esserci sincerati sulla direzione della corrente inizieremo con il calare le fitte di sarda macinata integrandole immediatamente con un paio di manciate di sarde intere o ridotte a tocchetti.

A questo punto inizieremo a predisporre le canne, calandone una senza piombo direttamente sul fondo e una a cinque sei metri di profondità allontanandola dalla barca attraverso un galleggiante o un palloncino.

Poste le canne il più possibile parallele alla superficie dell’acqua, tareremo la frizione al minimo con il cicalino inserito e inizieremo le operazioni di brumeggio manuale con un ritmo abbastanza serrato.

pescare la leccia amia dalla barca a driftingAbboccata e combattimento

Pescando a drifting contrariamente a quanto si pensi le fasi di abboccata di una grossa leccia non sono quasi mai contraddistinte da uno strike immediato e violento quanto da un iniziale breve slittamento della frizione, segno che il pesce sta prendendo l’esca in bocca.

Durante questo momento delicato la cosa migliore da fare sarà assecondare la mangiata con la frizione aperta fino ad avvertire i chiari segni di una progressiva tensione del filo o di una decisa fuga del pesce.

A questo punto, dopo avere atteso qualche secondo, ne ostacoleremo la corsa alzando la canna in una ferrata poco violenta e ripetuta almeno un paio di volte per essere sicuri che il ferro sia entrato a dovere nel duro palato del pesce.

Il combattimento successivo soprattutto se effettuato contro una leccia di grosse dimensioni si rivelerà abbastanza impegnativo soprattutto allorquando il nostro avversario sfrutterà l’attrito del corpo per resistere alla nostra trazione. Una volta giunta sottobordo, una leccia può rivelarsi ancora provvista della forza necessaria per le ultime ripartenze.

Ci serviranno sangue freddo e, infine, una decisa raffiata per portare a pagliolo la splendida leccia.

 

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