Golfo Aranci: Itinerario di pesca in Sardegna

Itinerario di pesca in mare in Sardegna: surfcasting alla Spiaggia Bianca, poi bolognese e inglese dalle scogliere di Golfo Aranci - PescaFishingShop.com

Oggi vogliamo portarvi alla scoperta di un itinerario di pesca in mare da riva buono per 12 mesi all’anno. Logico! Parleremo della bellissima località sarda di Golfo Aranci e di come pescarci da spiaggia (prima) e da scogliera (poi).

La nostra prima meta, in questo itinerario di pesca su Pesca Fishing Shop, è la Spiaggia Bianca. Manco a dirlo, la sabbia è bianchissima, quasi abbagliante: una miriade di piccoli cristalli emettono brillanti luccichii. Il mare assume sfumature di blu e di azzurro da fare invidia alle più belle spiagge tropicali. Tutto attorno prospera la macchia mediterranea e solo l’isola di Tavolara spezza l’orizzonte turchino. Il surfcasting dalla Spiaggia Bianca appaga e la bolognese è proficua dalla scogliera. I pesci pregiati ci sono: spigole, saraghi e orate, e non mancano cefali, donzelle, tordi e soprattutto gronghi. Chi non si accontenta, può insidiare saporite seppie con canna da lancio e totanara. Insomma, c’è di che divertirsi, a poche ore di traghetto da Civitavecchia e Livorno e a un’ora di volo da qualsiasi scalo nazionale... Allora, attrezziamoci al meglio e partiamo!

Siamo a Golfo Aranci, a circa 20 chilometri da Olbia, un paese che vive di pesca e turismo, con uno dei porti più importanti del nord-est della Sardegna, ben collegato con la penisola. La spiaggia è a meno di 5 chilometri dal porto. Si esce dal paese in direzione Olbia, sulla provinciale 82, e si prosegue oltrepassando il bivio per Portorotondo, fino a un breve rettilineo alla fine di una serie di tornanti. Sulla sinistra c’è l’ingresso di uno sterrato, un po’ sconnesso: il cartello che indica la Spiaggia Bianca conferma che siamo nel posto giusto. La stradina corre parallela alla provinciale, per poi discendere il promontorio. Appena si scollina, appare l’intero golfo e lo spot fa capolino sotto di noi. Qui vale la pena fermarsi e godersi il panorama, davvero splendido. Sullo Shop vi abbiamo regalato molti itinerari di pesca ma questo merita d'essere davvero provato per ogni amante della pesca da riva.

 

Non fermarti qui perché ora viene il bello!

Prima di scendere in spiaggia, spendiamo qualche minuto per studiare l’ambiente di pesca: il mare limpido fa trasparire ciò che riserva il fondale... ed è veramente tanto! La spiaggia ha la forma di una mezzaluna, si estende per 260 metri circa ed è racchiusa da due punte di roccia granitica, a est e a ovest. Il fondale è un bel misto di sabbia, banchi di roccia e praterie di posidonia e la granulometria dei sedimenti è sottile anche in acqua. La spiaggia è esposta ai venti meridionali (ostro, libeccio e scirocco) che creano mareggiate mai troppo violente. Il vento dominante è il maestrale, che soffia tutto l’anno e investe l’arenile da nordovest, a destra con il viso rivolto al mare.

 

La spiaggia: un hot spot per il surfcasting

Quando il mare ci metterà di fronte a una forte scaduta da mareggiata di scirocco o libeccio saremo nelle condizioni migliori per piantare sui picchetti le canne da surfcasting. A volte, però, ci troveremo a pescare con mare piatto o appena increspato, per cui non servono attrezzi troppo pesanti. Portiamo canne con potenza di lancio fino a 150 grammi ma in grado di gestire bene anche piombi da 80 grammi, per le esche leggere. In bobina stiamo su uno 0,25 con 8-10 metri di shock leader dello 0,40-0,60, a seconda del peso da lanciare. Prendiamoci lo spazio che ci serve, tanto l’affluenza di pescatori è davvero limitata: in due, con tre canne a testa, copriremo i punti migliori. Per il grongo o la spigola, il long arm è sempre il terminale vincente, sia di giorno sia di notte. Le uniche cose che variano sono lo spessore del filo e la lunghezza, da regolare in base all’esca, alle condizioni del mare e all’orario. Di giorno cominciamo con uno 0,20, lungo 1,5-2 metri, alla ricerca di orate e spigole nel gradino tra sabbia e posidonia. Di notte saliamo a uno 0,40, lungo un metro o poco più, pronti per quando inizieranno a farsi vivi i gronghi. Montiamo un piombo scorrevole sul trave con 3-4 perline sotto, dure e morbide, che serviranno a proteggere il nodo sulla girella di attacco del finale. Non servono piombi ad alta tenuta e talvolta si sta in pesca con solo 40 grammi, ma se lanciamo in mezzo alle rocce conviene montare il piombo a perdere o i temolini antincaglio. In caso di mareggiata, le cose cambiano ed è più efficace uno short arm, tradizionale o rovesciato, oppure un pater noster, entrambi con braccioli dello 0,30-0,40, lunghi 40-80 centimetri, a seconda dell’intensità delle onde. In questo caso saranno davvero necessari i piombi ad alta tenuta, come piramidi o spike con marre aggrappanti. Partendo dalla destra della spiaggia, cioè sul lato ovest, lanciamo una canna a una trentina di metri dalla scogliera. Dopo una macchia di posidonia a 20 metri da riva, abbiamo un’ampia distesa di sabbia, dove tentare mormore o altri grufolatori con mare calmo, lanciando a 80-100 metri esche come americano, arenicola o anche bibi. Con mare agitato, invece, proviamo il gradino dietro le alghe, dove frange l’onda, a una ventina metri, in cerca di saraghi o spigole, con un pezzo di sardina o qualche bel vermone. Dal centro della spiaggia individuiamo una chiazza di roccia e posidonia, dove lanciare con almeno tre canne, tutte sull’area scura: una a destra, l’altra al centro e l’ultima a sinistra, magari con esche differenziate. Con la prima canna andiamo oltre le alghe: con un tiro da 100-120 metri ci si arriva. Con gli altri due attrezzi sondiamo la parte orientale della spiaggia, mirando alle chiazze chiare che spezzano i banchi di roccia e alghe: qui ci vuole un lancio preciso. La profondità che affronteremo con questa disposizione varia da 2 a 4 metri, a seconda della distanza di lancio. Le zone miste possono fruttare spigole, orate e saraghi ma di notte saranno i gronghi a farla da padrone. Invece la sabbia richiama le mormore, rare d’inverno ma presenti dalla primavera all’estate inoltrata, e qualche pesce piatto come sogliole, rombi e, d’estate, piccole razze. I negozi di pesca a Golfo Aranci sono forniti di esche soprattutto d’estate e hanno a disposizione coreano, bigattini, bibi e poco altro. Ma in altre stagioni, se non ci fossero le pescherie, faremmo davvero fatica a trovare esche da queste parti. Lungo la via dietro il porto ce ne sono diverse, rifornite dai pescatori locali, e calamari o sardine si trovano sempre. Queste ultime possono salvarci la pescata, perché efficaci nel surf ma anche con la bolognese: un bel pezzo di sardina succulenta può ingannare qualsiasi preda. Nel surfcasting, inneschiamo vermi di mare, certo, ma anche seppioline e pezzi di sarda di 3-5 centimetri per spigola e orata, punti con ami beack o Aberdeen adeguati al boccone. Un innesco efficace secondo pescatori locali vale per il giorno come per la notte: filetto di sarda avvolto su amo e lenza, con la polpa profumata all’esterno, legato stretto con filo elastico. Piace ai saraghi in mareggiata. Per i gronghi, invece, meglio abbondare: sardina intera o a pezzi da 8-10 centimetri, con innesco “ciao ciao”, filetti uniti con filo elastico e “conditi” con un pezzo di polistirolo all’interno per aumentare la fluttuazione in acqua. Per questi pesci... mascelloni, è utile rinforzare gli ultimi 5-8 centimetri con una treccina, per evitare la rottura del finale. Per la pesca con il galleggiante, sfilettiamo un paio di sardine e lasciamo i filetti all’aria, per riprenderli in mano dopo un paio d’ore. Una volta asciutta, tagliamo la polpa della sarda a strisce larghe 3 millimetri e lunghe 2-3 centimetri, da infilare sull’amo lasciando una piccola codina di pelle e polpa a penzoloni, come si fa con qualsiasi verme. Questo è un boccone irresistibile per qualunque pesce del sottoriva, ancora più efficace se associato a una pasturazione a base di pane e sardina tritata. Quando soffia il magister, però, i surfisti non dovranno aspettarsi troppo dalla Spiaggia Bianca. Infatti, questo vento non crea alcun tipo di onda e nessun movimento del fondo marino; inoltre, disturba in fase di lancio, rendendo il tiro impreciso. Se diventa insistente, sfoderiamo la bolognese e scandagliamo il sottoriva della scogliera est, a sinistra della spiaggia, dove le piccole increspature del mare creano ricircolo di cibo in sospensione, molto apprezzato dai pesci di branco. Ci troviamo su una piccola piattaforma di granito, dalla superficie abbastanza regolare e agevole che si solleva dall’acqua per meno di un metro. Davanti a noi, una distesa di sabbia mista a posidonia e roccia, su un fondale che varia da pochi centimetri a un metro circa. I branchi di cefali e salpe, di tutte le taglie, amano brucare la superficie dei massi e il fondo sabbioso in cerca di qualche boccone... e noi ne approfittiamo!

 

Le scogliere di Golfo Aranci?

Il top per la bolognese e l’inglese

Per tutti gli amanti delle tecniche “a galleggiante” vogliamo segnalarvi due posti ottimi per pescare. Innanzi tutto, per chi ama le pescate con la canna bolognese per cefali e saraghi, ecco che cosa fare e dove andare…

Armiamoci di una canna da 5 metri con un piccolo mulinello e dirigiamoci verso la scogliera a est oppure quella a ovest, la situazione non cambia. Montiamo un galleggiante sferico da 2-4 grammi su lenza madre dello 0,16 e tariamolo solo con una torpille e un pallino di piombo per fermarla prima della doppia asola che collega la lenza madre con il terminale: 30-40 centimetri di 0,10-0,12, armato con amo del 16-18, per inneschi sia di bigattino sia di pane. Se scegliamo la prima esca, pasturiamo con sfarinati al formaggio integrati da qualche manciata di larve. Due o tre palle di pastura sull’area di pesca, poi piccole fiondate di bigattini durante l’azione per tenere i pesci sulla postazione. Sondiamo tutto il settore, privilegiando i punti di confine tra alghe, sabbia e roccia, lasciando ondeggiare il terminale in modo che l’esca risulti più naturale. Per esempio, su un fondale di 80 centimetri regoliamo il galleggiante a un metro, così che il terminale fluttui parallelo al fondo. Variamo di volta in volta la profondità e stiamo attenti agli incagli sulla parte rocciosa. Sulla mangiata, soprattutto di cefali e piccoli saraghi, vedremo il galleggiante vibrare e spostarsi lateralmente fino ad affondare: è il momento di ferrare. Se le salpe si fanno vive sulla pastella, doppiamo con una treccina gli ultimi due centimetri prima dell’amo, per contrastare i micidiali incisivi delle “striate”. Se il mare è calmo e ci piace pescare di notte con la starlight, montiamo la canna inglese e scaliamo la scogliera occidentale, alla destra della spiaggia. È una piccola lingua di granito, sconnessa e articolata, che si protende per una decina di metri più al largo della spiaggia, creando un buon punto per la pesca con il galleggiante. Per arrivarci dobbiamo prima salire su una collinetta e poi scendere dall’altro lato: da qui raggiungiamo un punto con roccia abbastanza regolare dove staremo in piedi con l’acqua a pochi centimetri di distanza sotto di noi. Qui il fondale è roccioso, con qualche banco di alghe, profondo circa un metro e mezzo. Davanti a noi, a una distanza di circa 15 metri, un’ampia distesa di sabbia spezza la chiazza scura e a destra alcune rocce affioranti creano un bel giro di corrente. Il posto è sicuramente promettente. Una canna da 4 metri è perfetta, sul mulinello va bene uno 0,16 e come finale un metro di 0,10 con amo 16-18. Se ilmare è piatto, montiamo il classico waggler a penna da 5+2, di quelli in plastica cava con porta starlight; se invece si alzano le onde, montiamo un più stabile ovetto piombato da 7-9 grammi. Colleghiamo il segnalatore a una girella con moschettone, infilata sulla lenza madre e fermata con due pallini di piombo da un grammo, uno sopra e uno sotto. Sotto il galleggiante lasciamo un metro di lenza, con un’asola per l’aggancio del terminale, in modo da pescare con 2 metri di svolazzo: l’arma vincente per i pesci più sospettosi. Inneschiamo la striscia di sardina o il coreano per divertirci con saraghetti, donzelle e tordi nelle ore diurne. Al tramonto, invece, optiamo per il bigattino, che ci consente anche una pasturazione di richiamo a distanza. Prepariamoci al cambio di luminosità con la pila già in testa e sfoderiamo un guadino lungo almeno 4 metri per issare le prede. Ai piedi, scarpe antiscivolo e impermeabili: l’acqua prima o poi arriva... Questa è solo una delle tante tecniche da provare in quest’angolo meraviglioso di Sardegna che merita di essere esplorato più a fondo. Golfo aranci vi resterà nel cuore. A questo punto un combo canna e mulinello nuovo vale la pena d'essere acquistato! Buono shopping su Pesca Fishing Shop!

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