Pescare il blackbass da riva (bass da terra) – Pesca Fishing Shop

Pescare il blackbass da riva: pesca a spinning del bass lanciando le esche dalle sponde. Consigli, trecciato, trucchi per il bassfishing da terra - PescaFishingShop.com

La pesca al blackbass è comunemente associata al natante, bass boat o ciambella che sia, sicuramente mezzo indispensabile per sondare meglio e in maniera ravvicinata tutti gli spot che i diversi habitat acquatici hanno da offrirci.

Ma se per svariati motivi non possiamo fare altro che pescare dalla riva, le nostre chance di cattura diventano davvero così limitate come molti credono?

La risposta a questa domanda non è semplice, ed è comunque da correlare alla tipologia del luogo di pesca che andiamo ad affrontare. Indipendentemente da questo, però, esistono delle piccole astuzie e delle strategie particolari che, se messe in pratica correttamente, possono garantirci ottimi risultati anche con la pesca a piede asciutto (o quasi).

E poi anche vero che le numerose difficoltà che si incontrano pescando con gli artificiali dalla riva stimolano la creatività e lo spirito d’ingegno di noi pescatori; per cui farsi un giretto sulla sponda è sempre un’ottima palestra, che permette a chi è abituato a pescare in maniera differente di affinare il “senso dell’acqua”, di vedere i bass da un’altra prospettiva e magari di capirne più a fondo abitudini e comportamenti.

Bass da riva: leggi alcuni trucchi!

In buona sostanza, specie per i lanciatori che si sono evoluti fino alla bass boat, è un po’ un ritorno alle origini, che può portare alla riscoperta del fascino dimenticato di piccoli ambienti spesso a torto sottovalutati.

Modesti invasi, rogge, canali di bonifica affrontabili solo da piede, a volte si rivelano più prodighi di catture di luoghi assai più blasonati, spesso oggetto di una pressione di pesca talmente elevata che ha reso i boccaloni così diffidenti verso le esche artificiali da superare in malizia persino i famigerati bass dei reservoir giapponesi.

Non dimentichiamo poi che pescare solo dalla barca o dal belly è si molto più comodo, ma ci preclude la possibilità di frequentare tutti quei luoghi (e nel nostro Paese sono tanti) dove la pesca da natante è proibita, e questo per noi appassionati vuol dire davvero perdere delle ottime possibilità di divertimento.

Spot e ambienti dello spinning da riva al blackbass

Le difficoltà di affrontare un habitat dalla riva variano in relazione alle caratteristiche del medesimo.

Per fare un esempio, in cave o piccoli invasi semispogli di vegetazione rupestre e con acque libere, come i tanti laghetti a pagamento che costellano la nostra penisola, dove il fondale in genere digrada regolarmente e in maniera costante verso il centro del bacino, chi pesca dalla riva ha davvero pochi handicap rispetto a chi può usufruire di un natante di qualunque genere.

Il caso opposto sono gli ambienti con sponde ricche di barriere naturali che rendono l’accesso all’acqua quasi impossibile per lunghi tratti, e dove sono presenti zone centrali a fondale basso (shallow) o cover di diverso tipo non alla portata di chi pesca dalla riva.

È chiaro che in contesti come questo il gap con chi può sfruttare una barca o un bellyboat è davvero incolmabile, ma per fortuna tra questo caso limite e la prima condizione favorevole descritta esistono una miriade di situazioni intermedie, dove in un modo o nell’altro, con un minimo di astuzia e di attenzione, riusciremo a dire la nostra anche lanciando a piede asciutto.

Anche ambienti apparentemente favorevoli a questo tipo di approccio, come quelli con rive semispoglie e ad ogni modo sempre praticabili per chi pesca da piede, presentano comunque le loro difficoltà; prima tra tutte quella di non fare notare al pesce la nostra presenza, cosa non facile per chi cammina a piedi lungo un fiume, un canale o attorno ad un qualsiasi specchio d’acqua.

In particolare i bass che cacciano a galla vicino alla riva sono spesso rivolti verso di essa, e prestano particolare attenzione a quello che capita anche al di fuori del loro elemento naturale; non a caso è più facile evitare di insospettirli avvicinandoli dal largo verso la sponda con un natante silenzioso.

Avvicinati piano allo spot

Il consiglio per chi pesca da riva è quello di avvicinarsi sempre all’acqua con passo leggero e molta cautela, cercando possibilmente nascondiglio dietro qualche riparo naturale (alberi, canneti, etc…) o magari di procedere accovacciati, in modo da riuscire ad effettuare i primi due-tre lanci, quelli spesso fondamentali, senza essere notati dai boccaloni.

Occhio al sole e all'ombra!

Inoltre, teniamo presente che nelle operazioni di avvicinamento dobbiamo sempre considerare la posizione del sole: se lo abbiamo alle spalle, infatti, può proiettare in acqua la nostra ombra, rivelando ai pesci la nostra presenza e vanificando in questo modo ogni altro tipo di premura.

Queste forme di cautele sono fondamentali in ambienti con acqua molto limpida, ma anche con acque torbide o velate è meglio usare un po’ di attenzione, soprattutto evitando di produrre rumori che possono in ogni modo insospettire i bass anche se non riescono ad individuare visivamente la nostra presenza.

Ricordiamoci che le vibrazioni trasmesse sul terreno vengono recepite molto bene anche in acqua.

pescare il blackbass da riva

Trucchi per lo spinning da riva al blackbass

Per non insospettire i “boccalarga” conviene quindi evitare il più possibile ogni tipo di rumore e confondersi con l’ambiente per evitare di farci individuare visivamente, specie da quegli esemplari che sostano in superficie in acque discretamente limpide.

Ecco allora che un buon abbigliamento mimetico, o comunque mai troppo appariscente, può tornarci senz’altro utile in molte occasioni.

In ambienti selvaggi dove la vegetazione cresce rigogliosa è sempre meglio (anche nella stagione calda) indossare pantaloni lunghi e spessi, per impedire il contatto diretto della pelle con erbe urticanti e per evitare di esser punti dalle spine dei rovi. Un buon paio di stivali al ginocchio possono poi tornare molto utili in svariate occasioni per ovvi motivi.

Cerchiamo però di evitare un errore comune di molti pescatori da piede

Ecco un errore di tanti pescatori di bass che una volta raggiunto lo spot non esitano ad entrare in acqua, magari per guadagnare una posizione di lancio più comoda: il modo migliore per farsi notare dai pesci e metterli in allarme! Il nostro consiglio è di evitare sempre, quando per lo meno è possibile, di immergerci subito in acqua e, se proprio necessario per raggiungere qualche punto strategico o per battere meglio i sottoriva, farlo solamente dopo almeno un paio di lanci a piede asciutto.

Se ci muoviamo con attenzione dalla riva si può tentare spesso la pesca a vista di esemplari che rimangono fermi dietro qualche ostacolo vicino alla superficie: per individuarli meglio sono necessari degli occhiali con lenti polarizzate, che evitano il disturbo dovuto dal riflesso della luce solare sulla superficie dell’acqua.

Se l’avvicinamento cauto è fondamentale per non spaventare o insospettire il pesce, è pure importante non farci scorgere al momento del lancio sbracciando troppo o compiendo altri movimenti inconsulti; la padronanza della tecnica del lancio con canna bassa (sottomano) e movimenti del corpo contenuti sono indispensabili per non farci notare dai persici trota. 

La scelta migliore è quella di portare con noi una sola canna.

Dovremo scegliere un attrezzo capace di adattarsi al lancio e al recupero di diverse categorie di artificiali, dal peso e dalle caratteristiche anche molto differenti. Ecco allora la necessità di disporre di un attrezzo molto versatile, in grado all’occorrenza di skippare sotto una pianta un verme poco piombato o di lanciare lontano e con la giusta precisione anche un crank di una certa grammatura.

È chiaro però che la canna “tuttofare” non esiste, e che dovremo in ogni modo raggiungere un compromesso, cercando di pilotare la scelta soprattutto in relazione al tipo di artificiale che presumibilmente impiegheremo in prevalenza. Possiamo sbilanciarci nel dire che dalla riva è meglio non usare una canna troppo corta, perché non potendoci avvicinare agli hot spot come con la barca o con la ciambella è bene conservare la possibilità di poter effettuare dei lanci lunghi e precisi: consigliamo dunque una lunghezza dai 7 piedi in su.

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Spinning o baitcasting?

Utilizziamo senza problemi l’attrezzatura a noi più congeniale, anche se lo spinning è più versatile e forse si può adattare meglio a diversi sistemi di pesca, in particolare allo skipping e a quelli finesse.

Riguardo il filo in bobina, in questo caso è meglio impiegare lenze con una buona tenuta, anche per via delle maggiori complessità nel disincagliare gli artificiali una volta impigliati sul fondale o in ostacoli di diversa natura, rispetto a quanto avviene da natante.

Ma la cosa più difficile quando peschiamo a piede asciutto è la gestione del combattimento con il pesce.

Per questo è meglio utilizzare lenze di discreto libbraggio: minimo 15 libbre per monofili e fluorocarbon, 30 se in bobina decidiamo di caricare il trecciato.

Blackbass da riva: la scelta delle esche artificiali

Come abbiamo visto, nella pesca dalla riva è quasi sempre impensabile portarsi al seguito un vasto repertorio di artificiali; quindi, prima di ogni uscita, è necessaria un’accurata selezione degli artificiali più idonei da portarci appresso, rapportata alle caratteristiche degli ambienti che andiamo ad affrontare ma anche a criteri stagionali ben definiti.

Partiamo dal primo punto. In ecosistemi con acque libere da vegetazione acquatica od ostacoli di varia natura, la gamma di artificiali tra i quali poter scegliere è praticamente illimitata; viceversa in ambienti estremi, dalle caratteristiche diametralmente opposte a quelle appena descritte, la nostra scelta dovrà per forza ricadere su esche con un minimo di dispositivo antialga.

Ecco allora che dovremo scartare a priori praticamente tutti gli hard bait e concentrare la nostra scelta su vermi, soft jerk e altri siliconici di varia natura (da innescare con sistemi che prevedono la protezione dell’amo tipo texas rig), jig, topwater in gomma (prevalentemente frogbait) o wirebait come lo spinnerbait o il buzzbait per la pesca in superficie.

Come al solito, poi, tra queste due situazioni limite ne esistono un infinità di intermedie: per esempio in ambienti ricchi comunque di piante acquatiche ma con diversi corridoi liberi da vegetazione superficiale, potremo fare lavorare tranquillamente dei crank shallow diver, delle swimbait o degli hard topwater muniti di ancorette.

Pescare il blackbass secondo la stagione

È chiaro, invece  come nel periodo estivo potremo puntare con buone possibilità di successo su artificiali topwater (popper, propbait, frogbait, buzzbait, crawler e altri ancora) da utilizzare prevalentemente nelle prime ore del mattino o all’imbrunire.

Tra la nostra selezione per la bella stagione dovranno trovar posto anche qualche crankbait, ad azione mai troppo affondante, e un paio di spinnerbait da utilizzare prevalentemente nel sottoriva con la tecnica dello slow-rolling, specie per il primo periodo primaverile (pre-spawn).

Anche i jig, con trailer adeguati, non dovrebbero mai essere esclusi dalla nostra selezione per il periodo primavera-estate, specie se peschiamo su sponde infrascate e ricche di canneti.

Per concludere, è naturalmente d’obbligo portarci appresso qualche busta di siliconici in colorazioni diverse (naturali e non) come soft stickbait (tipo l’intramontabile Senko della Yamamoto) o soft jerkbait, da far lavorare prevalentemente negli strati superficiali o da skippare sotto gli arbusti che si protendono sulla superficie acquatica. Nel periodo invernale le cose cambiano drasticamente.

Due sono i fattori più importanti di cui tener conto: la progressiva sparizione della vegetazione acquatica con l’inasprirsi delle temperature e la maggiore limpidezza dell’acqua, dovuta alla riduzione dell’attività dei pesci che brucano il fondale (carpe in primis) e alla caduta delle alghe in sospensione. In acque molto più libere e fredde i bass cercheranno riparo negli strati più profondi, dove possiamo tentare la cattura con tecniche finesse (dropshot su tutte), grazie a micro jig o piccoli jerk di profondità.

Da tener presente che per usare tecniche finesse o artificiali di dimensioni ridotte non potremo impiegare i grossi terminali consigliati in precedenza, per cui, anche a costo di perdere qualche artificiale di troppo sugli ostacoli del fondale, dovremo per forza di cose ridurre il diametro dei nostri fili.

Ehi, aspetta! Vuoi qualche dritta finale?

Noi di PescaFishingShop.com vogliamo che le attrezzature che hai comprato sullo shop e ti abbiamo spedito a casa, poi ti facciano divertire un sacco. Per questo scriviamo articoli come questo che non parlano solo delle attrezzature ma proprio delle tecniche di pesca. E adesso lo vuoi qualche altro consiglio sulla pesca del bass da riva?

Bene, una volta arrivati in prossimità dell’acqua, usando tutte le cautele e le precauzioni che abbiamo appena visto, come dobbiamo comportarci?

La prima cosa da fare è osservare attentamente, con i nostri occhiali polarizzati, se c’è qualche bass in agguato nelle vicinanze della riva: in questi casi cerchiamo di rimanere il più nascosti possibile e, compiendo i minimi movimenti indispensabili, proiettare in acqua lateralmente al pesce l’artificiale che abbiamo scelto, con il massimo della delicatezza. Se abbiamo compiuto tutte le operazioni nella maniera giusta, avremo davvero ottime possibilità di fare strike!

Anche se non riusciamo ad individuare visivamente nessun boccalone nelle vicinanze, è bene comunque sondare per prima cosa il sottoriva, specie se ricco di vegetazione acquatica o altri potenziali appostamenti per i predatori, con lanci laterali (sempre sottomano) e recuperi il più possibile paralleli alla sponda.

Ricordiamoci che, specie nella bella stagione e nelle ore più calde della giornata, l’ombra delle fronde degli alberi e dei cespugli che si protendono sull’acqua, a pochi centimetri dalla superficie, sono ottimi ripari per i bass: riuscire a far posare silenziosamente il nostro artificiale in queste più che potenziali strike-zone è quasi sempre garanzia di successo.

Dopo aver sondato a dovere i sottoriva, diamo un’occhiata innanzi a noi: se ci sono punti strategici (alberi in acqua, erbai, gruppi di ninfee, etc.) non esitiamo a batterli per primi, direttamente dentro la cover se usiamo artificiali antialga, o lateralmente con esche ad amo triplo o comunque non protetto.

Teniamoci a mente che nella stragrande maggioranza dei casi non occorre proiettare il nostro artificiale a metri e metri di distanza per aumentare le nostre chance di cattura; a meno di condizioni particolari, infatti, i boccaloni sono spesso più vicini a noi di quanto possiamo immaginare… Questa regola, come abbiamo visto, vale però principalmente nel periodo più caldo dell’anno: dai primi tepori primaverili a circa metà autunno.

Con i primi freddi e la progressiva rarefazione della vegetazione acquatica i bass tenderanno a stabilizzarsi in strati più profondi, magari in punti dove il fondale ha dei repentini sbalzi di profondità (drop off) che possono trovarsi anche abbastanza distanti dalla riva.

In questo caso la lunghezza del lancio può essere determinante, per cui potremo senz’altro aumentare di qualche centimetro la lunghezza della canna e diminuire nel contempo lo spessore del terminale, anche per adeguarlo alle tecniche finesse e ultra-finesse che in genere si impiegano nella stagione fredda.

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